lunedì 24 gennaio 2011

Nuova arena di foraggiamento

Aprofittando della pausa invernale della colonia, sto realizzando un progetto di ampliamento dell'arena. L'estate scorsa il numero degli individui era cresciuto parecchio, e qualche operaia scappava fuori, oppure moriva invischiata nella vaselina. Per ovviare a questi problemi ho pensato a questo tipo di arena: una teca in plexiglas ermeticamente chiusa, il passaggio dell'aria è consentito da 2 finestre con zanzariera, è fornita ovviamente di coperchio apribile.
Materiali necessari:
  • una lastra in plexiglas da 125 cm x 50 cm (nei negozi di hobbistica ne vendono da 100 x 50 + 25 x 50)
  • un pezzo di zanzariera in plastica
  • silicone
Strumenti necessari:
  • taglierino
  • squadra
  • morsetti
  • lima
Qui vedete lo schema dei pezzi da ricavare dalla lastra plexiglas:


La parte più complicata al momento è quella del taglio: si tratta di armarsi di tanta pazienza e continuare a passare col taglierino lungo il tratto che vogliamo tagliare, da ambo i lati. Purtroppo rigature accidentali sono praticamente impossibili da evitare, se qualcuno conosce un sistema migliore posti pure! Il mio metodo consiste nel fissare una squadra in ferro con 2 morsetti sopra la lastra, incidere pazientemente da ambo i lati, spezzare con un po' di pressione ed infine limare il bordo tagliato.
Ecco come dovrà apparire a lavoro ultimato:



Seguiranno aggiornamenti a breve!

giovedì 29 luglio 2010

Distributore per l'acqua

Quest'estate, per un breve periodo, le temperature sono schizzate ai massimi storici: nella mia mansarda un giorno ho trovato il termometro fermo sui 36°C.
Le formiche erano in fermento, buona parte riversata nell'arena in cerca di una via d'uscita. Fortunatamente le Messor hanno dimostrato di poter superare senza grandi perdite anche questi periodi di clima torrido.
Per aiutarle ho disposto nell'arena un abbeveratoio supplettivo. Al momento le mie formiche possono prendere l'acqua da 2 fonti: la provetta collegata al tubo, che ricarico dopo circa un mese, e da questo abbeveratoio nell'arena. In primavera usavo una conchiglia vuota di Helix come abbeveratoio, ma in estate l'acqua non vi durava un giorno.
il nuovo abbeveratoio invece ha una settimana di autonomia.
Ecco cosa serve:
  • 1 vasetto vuoto in vetro privo di coperchio (io ho usato uno alto e stretto che conteneva delle spezie)
  • 1 piattino più grande del diametro del barattolo (io ho usato un coperchio in latta di un barattolo di marmellata)
  • carta assorbente
  • acqua
Il tutto, come avrete intuito, è semplicissimo: prendete il barattolino, riempitelo di acqua, poi mettete 3-4 strati di carta assorbene appoggiati sopra al piattino, capovolgeteli sopra l'apertura del barattolo colmo d'acqua, e tenendo il tutto stretto assieme capovolgete il tutto. Posizionatelo poi dove volete all'interno dell'arena.

martedì 25 maggio 2010

Messor barbarus - Diario pag. 5: prime fasi di espansione della colonia

Questo è il grafico che illustra l'espansione della popolazione nelle primissime fasi del mio formicaio.
Il 14 marzo corrisponde all'arrivo della regina fecondata, il 1 giugno si schiuse il primo uovo, mentre il 28 luglio fu l'ultima data in cui riuscii a contare tutte le formiche, dopo l'impresa divenne troppo ardua.
Si può notare come l'andamento, subito esponenziale divenne ben presto lineare, la regina infatti è una sola e il numero di uova che depone una volta partita diviene costante.
Altra osservazione interessante è che lo sviluppo di operaie major (grafico viola) avviene non appena la regina inizia la deposizione costante a pieno ritmo.
Verso novembre la deposizione si arresta, il formicaio entra in un periodo di stasi, in cui le formiche sono sveglie ma decisamente rallentate nei movimenti. Durante l'inverno ho registrato circa una ventina di decessi ed infine verso i primi di aprile la regina ha ricominciato a deporre.

Il grafico in viola come detto rappresenta il numero di operaie major venute alla luce. Se il rapporto operaie minor/major fosse costante sarebbe facile fare una stima del numero di individui della colonia contando solo le major. Il problema è che non vi è un limite netto tra la forma minor e major, ma troviamo tutte le dimensioni intermedie rendendo di fatto il lavoro di conta poco oggettivo.

giovedì 13 maggio 2010

Costruire un formicaio in gesso - cpt 5 - l'arena (l'area di foraggiamento) e la discarica

L'arena o area di foraggiamento è il luogo dove le formiche compiranno le operazioni di perlustrazione, ricerca e approvvigionamento di cibo. Contribuisce anche all'areazione del formicaio, in quanto è un luogo completamente aperto. La sua realizzazione è alquanto semplice, ma richiede alcuni accorgimenti per evitare "fughe" indesiderate!

Ecco come si presenta la mia arena, notate a destra il tubo di collegamento col formicaio:

Qui potete osservare meglio il collegamento col tubo, ad incastro, e le operaie che cercano di portare una vespa morta all'interno del formicaio:

Procuratevi una bacinella di plastica di qualsiasi tipo, meglio se trasparente, per le Messor deve essere abbastanza grande, almeno 40 x 30 cm di base e 20 cm di altezza. Praticate un foro in una parete a circa 1 cm dalla base, il diametro del foro deve essere leggermente inferiore a quello del tubo di collegamento col formicaio, in modo da poterlo incastrare. per sicurezza fate passare il tubo di qualche centimetro all'interno dell'arena.

Mettere un po' di substrato all'interno dell'arena, terriccio misto a sabbia, ghiaino fine, ecc..., cercando di ricreare un ambiente naturale; l'importante è metterne molto poco e non accumularlo perchè le formiche potrebbero scavarci delle gallerie e decidere di trasferirsi in toto nell'arena, specie nei primi momenti di vita del formicaio... qualche millimetro di terriccio è più che sufficiente! Aggiungeteci poi pietre (anche qualche piantina grassa) e collocate l'arena in una zona luminosa, vicino ad una finestra, al contrario del formicaio in gesso che invece deve rimanere all'ombra.

Come evitare che le formiche escano dalla bacinella?
Dobbiamo adottare alcuni sistemi di contenimento.

Il più semplice, quello che ho adottato con successo, consiste nel cospargere con della paraffina (o vaselina) il bordo dell'arena. La paraffina la vendono dai ferramenta e in farmacia, costa poco e con un barattolo ne avrete per sempre. Usate un pennello per cospargerla sul bordo superiore della bacinella. Ne va usata pochissima, il bordo deve risultare appena unto, se esagerate la paraffina colerà al'interno dell'arena causando chiazze unte nel terriccio. Io cospargo il bordo meno di una volta al mese, non ho avuto mai nè fughe nè morti accidentali.

L'altro sistema è quello di cospargere il bordo con del comune silicone trasparente. Il silicone risulta sgradevole alle formiche che eviteranno di camminarci sopra. Avevo adottato questo sistema prima della paraffina, creando uno strato di un paio di centimetri tutt'intorno il bordo sul lato interno dell'arena; l'incoveniente che riscontrai fu che dopo qualche settimana il silicone si scollò dalla plastica della scatola, ripetei l'operazione avendo cura di abradere la superficie interna ma il silicone non fece presa lo stesso.
Il terzo metodo, che però non ritengo necessario, è quello di procurarsi una scatola di plastica provvista di coperchio, praticare una finestra nel coperchio e fissarci con del silicone o della colla della rete per zanzariere. Lo svantaggio di questo metodo è che l'osservazione delle formiche viene limitata.

Infine l'area destinata alla discarica: si realizza allo stesso modo dell'arena, ma potete utilizzare una scatola di dimensioni decisamente inferiori. Per convincere le formiche ad utilizzarla come discarica potrete ungere con del cotone imbevuto di olio di oliva qualche zona della scatola (anche qui attenzione a non esagerare, meglio poco che rischiare di creare una trappola mortale) questo perchè il ferormone che indica ad una formica quando una sua compagna è morta è proprio l'acido oleico. Se dovessero scegliere comunque una zona dell'arena come pattumiera, con pazienza spostate gli scarti nel contenitore giusto fino a quando non si convinceranno.

sabato 2 gennaio 2010

Costruire il formicaio in gesso - cpt. 4 - lo stampo in gesso

E` tempo ora di preparare lo stampo in gesso. Sciegliete il gesso di tipo scagliola, a presa rapida, procuratevi una bacinella abbastanza capiente dove mescolare il gesso con l'acqua e una stecca di legno con cui mescolare il tutto. Bisogna porre molta attenzione a due fattori:
  • il rapporto acqua\gesso: la miscela deve risultare densa come lo yogurt. Se e` troppo densa una volta colata sullo stampo non si distribuira` in tutti gli interstizi formando bolle e spazi vuoti, al contrario, se troppo liquida, una volta ascitta si rivelera` troppo tenera e quindi "aggredibile" dalle formiche.
  • bisogna mescolare in modo uniforme e costante, per poco tempo, perche` il gesso rapprende in fretta, ma non troppo velocemente per non creare bolle.
Versate il tutto nello stampo, in modo che resti fuori dal gesso solo il tappo per l'cqua, attendete almeno 15 minuti, meglio 30, poi staccate i pezzi di cartone laterali incidendoli presso i fori dei tubi e rimuovete pazientemente la pasta sale, che comunque non aderisce al gesso.
Quando il formicaio sara` completamente asciutto (2-3 giorni) potrete applicare la lastra in plexiglas mediante quattro viti agli angoli ed eventualmente una al centro.


Bisogna anche progettare un piedistallo. Come si intravvede dalla foto qui sopra, la soluzione che ho scelto e` stata una semplice asse in legno a cui ho applicato quattro piccoli reggimensole. All`interno di ogni reggimensola e sul fondo in legno ho applicato del velcro (quello che si applica sotto i piedi delle sedie) per smorzare eventuali vibrazioni, molto fastidiose per le formiche, e per poter eventualmente estrarre il formicaio dal piedistallo.

venerdì 1 gennaio 2010

Allevamento delle Crematogaster scutellaris


Vi segnalo un articolo interessantissimo sull`allevamento delle Crematogaster scutellaris, le cosidette formiche rizzaculo o testarossa:

http://neptunalia.net/rivista/index.php?lang=it&page=articolo&id=21&npag=6

sabato 19 dicembre 2009

Documentario sulle formiche scacciatrici africane

Interessanti video sulle formiche scacciatrici africane, conosciute anche con altri nomi, come Siafu o formiche safari, tutte comunque appartenenti al genere Dorylus.
Molto interessante la scena di predazione di una lumaca, che testimonia la capacità di risolvere problemi, quindi l'intelligenza, di una colonia di formiche.



lunedì 26 ottobre 2009

Messor Barbarus - Diario pag. 4: il cibo

Parliamo un po' della dieta delle Messor.
Tra tutte le formiche che potreste allevare, le Messor sono in assoluto le più facili da mantenere, sicuramente per quanto riguarda il problema del foraggiamento. La loro dieta si basa quasi esclusivamente su semi, che accumulano in camere del formicaio e che possono utilizzare nei periodi di carenza. Non dovrete quindi preoccuparvi quando partirete per le ferie: se avrete somministrato abbastanza semi nei giorni precedenti, le nostre formiche avranno scorte anche per resistere mesi! Tutti i tipi di semi vanno bene? Finora ho provato qualsiasi tipo di seme e viene sempre aprezzato, dal piccolo seme del papavero fino al chicco di mais. Bisogna però fare attenzione durante le fasi iniziali della colonia: la regina, fintanto che non nasce la prima operaia, non mangia, percui è inutile somministrare semi nella provetta, che corrono il rischio di marcire e di far ammalare la regina. Una volta che nascono le prime operaie cominceremo a somministrare i primi semi, che devono essere piccoli, date le dimensioni esigue delle prime operaie.


A questo scopo vanno bene i semi delle graminacee dei prati: la gramigna, la coda di topo, per fare un paio di esempi, oppure delle composite, in particolar modo i semi dei comuni soffioni (il tarassaco) sono molto piccoli e apprezzati. Una passeggiata di mezz'ora in campagna vi fornirà una scorta di semini almeno per qualche mese.

In commercio trovate nei negozi di bricolage semi per manti erbosi, e semi di trifoglio.


In molti supermercati vendono le buste di semenze per l'orto: semi di carota, di cicoria, di insalata vanno benissimo.


Quando poi la colonia si sarà ingrandita e compariranno le prime operaie più robuste, vi procurerete una scatola di semi per canarini a cui aggiungerete di quando in quando qualche grosso chicco di orzo e farro.


Ricordatevi che le Messor, a differenza di quasi tutte le altre formiche, non sono particolarmente ghiotte di sostanze zuccherine, per cui sarà inutile somministrare miele o acqua zuccherata.

Importante sarà invece integrare la loro dieta con sostanze proteiche. Qualche insetto ogni tanto, qualche seme di leguminosa (io uso lenticchie e trifoglio), o anche qualche minuscolo pezzetto di carne cruda saranno necessari.

martedì 1 settembre 2009

Costruire il formicaio in gesso - cpt. 3 - Come preparare la camera dell'acqua e il telaio

Nel preparare il negativo con la pasta sale faremo attenzione a porre tutti i corridoi e le stanze almeno ad 1,5 cm dal bordo. Poniamo anche molta attenzione all'altezza delle camere, che diverrà la profondità delle celle una volta messo in piedi il formicaio: le prepareremo tutte alla stessa altezza calcolando quanto vogliamo che sia lo spessore del formicaio ultimato. Ad esempio, se vogliamo un formicaio spesso 5 cm, le camere dovranno essere profonde 3,5 cm, per lasciare sempre 1,5 cm di parete di gesso.
La stanza dell'acqua va progettata in modo particolare: deve essere circolare, posta nella parte inferiore, a circa 3 cm dai bordi. La realizzeremo in modo che abbia un tappo apribile sul retro del formicaio per consentire la periodica introduzione di acqua. Per far questo prendiamo una qualsiasi bottiglia in plastica da mezzo litro, la tagliano a 2-3 com dal collo, prendiamo la parte col tappo e vi pratichiamo numerosi fori con un punterolo dalla parte interna verso l'esterna, per far si che aderisca al gesso; possiamo anche ritagliare nella plastica delle orecchiette e piegarle verso l'esterno, quindi la pressiamo leggermente sopra la pallottola di pasta sale che darà lo stampo alla stanza dell'acqua.
Il tappo dovrà trovarsi ad un'altezza leggermente superiore rispetto a quella che abbiamo stabilito come spessore del formicaio (es: 5 cm).

Ecco un esempio di un piccolo formicaio:


Prepariamo ora il telaio esterno che conterrà il gesso liquido. A seconda dei gusti possiamo prepararlo con delle assicelle in compensato, che formeranno la cornice esterna del formicaio, e che non verranno più rimosse, oppure possiamo preparare un telaio che verra tolto una volta indurito il gesso. In questo caso lo si può fare con del semplice cartone rivestito con del nylon.
Pratichiamo nel telaio i buchi di passaggio dei tubi, possibilmente al centro dello spessore del telaio, o comunque staccati di almeno 1,5 cm.
Poniamo il telaio intorno al negativo di pasta sale, sopra al disegno precedentemente preparato, inseriamo i tubi, alle cui estremità infileremo un paio di chiodini o spilli verso l'esterno, in modo che fungano da ancora e una volta che il gesso sarà indurito non sarà più possibile estrarre il tubo. l'estremità del tubo all'interno del formicaio la metteremo poi in contatto con uno stampo di pasta sale.
L'esterno del telaio a contatto con la plastica sopra il tavolo va sigillato con dello scotch da pacchi per evitare fughe di gesso troppo liquido.

Altro esempio di un formicaio più grande:



giovedì 30 luglio 2009

Esopo e le formiche

Esopo è uno scrittore greco antico, vissuto nel VI secolo a.C., che compose circa 400 favole caratterizzate dalla forma di brevi aneddoti i cui protagonisti, animali personificati, ci trasmettono una morale.
Evidentemente colpito dal comportamento delle Messor, Esopo scrisse alcune favole con le formiche protagoniste. Il comportamento sociale di queste lo indussero ad immaginare che un tempo fossero uomini, trasformati in insetti per punizione divina. La metamorfosi uomo-formica e viceversa ricorre spesso nei miti e leggende, sottolineando l'esistenza di una convergenza tra le due diverse società.
Ecco i testi:


La formica
Un tempo, quella che oggi è la formica era un uomo che attendeva all’agricoltura e, non contento del frutto del proprio lavoro, guardava con invidia quello degli altri e continuava a rubare il raccolto dei vicini. Sdegnato della sua avidità, Zeus lo trasformò in quell’insetto che chiamiamo formica; ma esso, mutata natura, non mutò costumi, perché anche oggi gira per i campi, raccoglie il grano e l’orzo altrui e li mette in serbo per sé.
La favola mostra che chi è cattivo di natura, anche se è gravemente punito, non muta costumi.

La formica e la cicala
Era d'inverno, e le formiche stavano asciugando il loro grano, che si era bagnato. Ed ecco che una cicala affamata andò a chiedere loro del cibo. Ma le risposero le formiche: "Perché durante l'estate non hai fatto anche tu provviste?" Rispose la cicala: "Non ne avevo tempo, ma cantavo armoniosamente". E quelle, ridendole in faccia, le dissero: "Beh, se nel tempo estivo cantavi, d'inverno balla".
La favola mostra che, in qualsiasi faccenda, chi vuol evitare dolori e rischi non deve essere negligente.

La formica e lo scarabeo
Nella stagione estiva la formica s’aggirava per i campi, raccogliendo grano e orzo, e mettendolo in serbo come sua provvista per l’inverno. Lo scarabeo l’osservava e faceva gran meraviglie della sua eccezionale attività, perché essa s’affannava a lavorare proprio nella stagione in gli altri animali hanno tregua dalle loro fatiche e si danno alla bella vita. La formica non disse nulla, lì per lì; ma più tardi, quando sopraggiunse l’inverno, e la pioggia lavò via tutto lo sterco, lo scarabeo affamato andò da lei, scongiurandola di dargli un po’ da mangiare: “Oh scarabeo “, gli rispose quella, “il cibo non ti mancherebbe ora, se tu avessi lavorato allora, quando io m’affaccendavo e tu mi canzonavi”.
Così coloro che nel momento dell’abbondanza non pensano al futuro, quando i tempi cambiano, debbono sopportare le più gravi sofferenze.

La formica e la colomba
Una formica assetata era scesa in una fontana e, trascinata dalla corrente, stava per affogare. Se n’avvide una colomba e, strappato un ramoscello da un albero, lo gettò nell’acqua. La formica vi salì sopra e riuscì a salvarsi. Poco dopo, un uccellatore, con i suoi panioni pronti, si avanzò per prendere la colomba. La formica lo scorse e diede un morso al piede dell’uccellatore, che, nell’impeto del dolore, gettò via i panioni, facendo così fuggire immediatamente la colomba.
La favola mostra che bisogna ricambiare i benefattori.